L’inquinamento silenzioso dei farmaci: come minacciano l’ambiente e la nostra salute

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L’inquinamento silenzioso dei farmaci: come minacciano l’ambiente e la nostra salute

La pillola anticoncezionale è in grado di far cambiare sesso ai pesci. Nel sub-continente indiano gli avvoltoi si sono quasi estinti a causa del diclofenac ad uso veterinario. I persici europei hanno perso la paura dei predatori a causa dell’effetto della Fluoxetina, un antidepressivo ampiamente prescritto per disturbi d’ansia e depressione maggiore. Gli effetti dei farmaci vanno ben oltre il nostro corpo. Tutti i medicinali vengono prima o poi espulsi dall’organismo. Ne eliminiamo i principi attivi o miscele di metaboliti (molecole trasformate) tramite feci e urine. Questi confluiscono in impianti fognari o di depurazione spesso non in grado di eliminare i residui dei medicinali che finiscono inevitabilmente nelle acque del pianeta mettendo in pericolo interi ecosistemi.

Contaminanti emergenti

I farmaci sono sostanze progettate per essere biologicamente attive anche in piccole dosi, e questo vale non solo per l’uomo, ma per tutti gli organismi viventi. Una volta dispersi nell’ambiente, possono alterare il comportamento e la fisiologia di pesci, anfibi e invertebrati, generando effetti a catena sugli ecosistemi. È per questo che i farmaci vengono definiti “contaminanti emergenti”, ossia sostanze che, pur non essendo ancora regolamentate come inquinanti classici, rappresentano una minaccia crescente.

Uno studio del 2022 ha analizzato la presenza di 61 principi attivi farmacologici in più di mille siti lungo 258 fiumi, sparsi in 104 paesi. Il risultato? Quasi ovunque è stato trovato almeno un farmaco nelle acque superficiali, confermando che l'impatto ambientale dei farmaci è un problema globale. E non solo: i fiumi nei paesi a basso reddito risultano più contaminati rispetto a quelli delle nazioni più ricche, a causa della mancanza di adeguati impianti di trattamento delle acque.

Le vie dell’inquinamento farmaceutico

Ma come arrivano esattamente i farmaci nell’ambiente? Lo fanno in modi diversi.

  • Fase di produzione: le industrie farmaceutiche scaricano residui nei corsi d’acqua vicini, spesso dopo un trattamento insufficiente.
  • Uso umano e veterinario: dopo l’assunzione, il corpo elimina parte del farmaco, che finisce nei reflui fognari. Se i depuratori non funzionano adeguatamente – o non esistono – i residui raggiungono direttamente i fiumi.
  • Smaltimento scorretto: molti farmaci scaduti vengono buttati nel WC o nell’indifferenziata invece di essere smaltiti nelle farmacie, contribuendo ulteriormente alla contaminazione.

I farmaci più pericolosi per l’ecosistema

Non tutti i farmaci hanno lo stesso impatto sull’ambiente, ma alcuni si distinguono per la loro particolare tossicità.

  • Contraccettivi e interferenti endocrini: gli estrogeni presenti nelle pillole anticoncezionali alterano il sistema ormonale di pesci e anfibi, causando femminilizzazione e problemi di riproduzione. Alcuni studi hanno rilevato che a valle dei depuratori ci sono intere popolazioni di pesci prevalentemente femminili, una condizione che minaccia la loro sopravvivenza.
  • Antidepressivi e stimolanti: sostanze come la fluoxetina (usata per trattare ansia e depressione) modificano il comportamento dei pesci, rendendoli meno timorosi dei predatori, mentre la caffeina può causare uno stato di ansia permanente.
  • Antinfiammatori veterinari: il diclofenac, utilizzato negli allevamenti, è stato letale per gli avvoltoi in India, causando una drastica riduzione della loro popolazione. Gli uccelli, nutrendosi di carcasse contaminate, hanno subito un’intossicazione letale.
  • Antiparassitari: l’ivermectina, eliminata attraverso le feci degli animali trattati, ha un impatto devastante sugli insetti coprofagi, come gli scarabei stercorari, che svolgono un ruolo fondamentale nella decomposizione e nel riciclo dei nutrienti.
  • Antibiotici e resistenza batterica: uno degli effetti più preoccupanti è lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza. Gli antibiotici dispersi nell’ambiente favoriscono la selezione di batteri resistenti, che possono trasmettere i loro geni anche ad altri microorganismi. Questo fenomeno rappresenta una delle principali minacce sanitarie globali: ogni anno, solo in Europa, circa 35.000 persone muoiono a causa di infezioni resistenti agli antibiotici.

Quali soluzioni per il futuro?

Per affrontare questa crisi silenziosa, l’Unione Europea ha introdotto, dal 2006, l’obbligo di valutazione del rischio ambientale per i nuovi farmaci. Tuttavia, per quelli sviluppati prima di questa data, i dati disponibili sono ancora scarsi. Su 1.763 principi attivi farmacologici registrati, solo 36 hanno dati ecotossicologici sufficienti.

Di recente, il Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri è stato incaricato di sviluppare un database centralizzato che raccoglierà i dati sui farmaci e il loro impatto ambientale, come parte del progetto IMI PREMIER. Questa iniziativa innovativa mira a progettare un sistema di valutazione per ridurre al minimo l'impatto ambientale dei farmaci esistenti e fornire linee guida per lo sviluppo di nuovi farmaci green. Il progetto PREMIER (Prioritisation and Risk Evaluation of Medicines in the Environment), è iniziato nel 2020 e si compone di una rete internazionale di 28 tra le principali istituzioni a livello mondiale, incluse università, istituti di ricerca, PMI, agenzie regolatorie e industrie farmaceutiche.

Cosa possiamo fare come individui?

Sebbene gran parte della responsabilità ricada sulle aziende farmaceutiche e sulle istituzioni, anche noi possiamo contribuire con piccoli gesti:

Usare i farmaci in modo responsabile, evitando eccessi e automedicazione.

✔ Controllare se abbiamo già un farmaco prima di comprarne uno nuovo, per ridurre sprechi e scadenze inutili.

✔ Smaltire i farmaci scaduti correttamente, portandoli negli appositi contenitori in farmacia, invece di buttarli nel WC o nella spazzatura.

✔ Fare una corretta raccolta differenziata degli imballaggi.

La soluzione passa attraverso ricerca, innovazione e politiche adeguate, ma anche da una maggiore consapevolezza e responsabilità individuale. Ridurre l’inquinamento farmaceutico è una sfida che riguarda tutti noi.

Marianna Monte | Giornalista