Alimenti ultra processati: quali sono e i loro effetti sulla salute (e sull'ambiente)

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Alimenti ultra processati: quali sono e i loro effetti sulla salute (e sull'ambiente)

Che cosa sono?

Gli alimenti ultra-processati sono quegli alimenti che derivano da un'intensa lavorazione industriale e contengono una lunga lista di ingredienti (da cinque in su), tra cui additivi alimentari come conservanti, emulsionanti, aromi, che vengono utilizzati per prolungare la durata di conservazione del prodotto e migliorarne le qualità sensoriali. La maggior parte degli alimenti ultra-processati è caratterizzata da un'elevata densità energetica, essendo ricchi di grassi saturi, amidi raffinati, zuccheri liberi e sale e una bassa qualità nutrizionale, poiché poveri di fibre, proteine e micronutrienti.

Ne fanno parte un'ampia gamma di prodotti pronti al consumo, tra cui snack confezionati, bevande analcoliche gassate e pasti pronti.

In tutto il mondo, il loro consumo ha registrato un rapido aumento, rappresentando più della metà delle calorie giornaliere consumate nei Paesi ad alto reddito.

Fanno bene o fanno male?

Il significativo aumento del consumo di alimenti ultra-processati e il loro ruolo dominante nella produzione alimentare hanno scatenato un ampio dibattito sul loro potenziale impatto sulla salute pubblica e hanno attirato l'interesse di numerosi ricercatori in tutto il mondo.

Secondo una recentissima metanalisi, pubblicata sulla prestigiosa rivista The British Medical Journal, che ha analizzato 45 studi, il consumo di cibi ultra-processati è associato ad un maggior rischio di mortalità, cancro, disturbi mentali, malattie respiratorie, cardiovascolari, gastrointestinali e metaboliche.

Un altro studio pubblicato su Frontiers in Nutrition ha dimostrato che un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato a un rischio aumentato di malattia renale cronica, con un effetto dose-risposta, per cui più se ne consuma, più il rischio aumenta.

Questi risultati supportano la necessità di mettere in maggiore evidenza l'importanza di ridurne il consumo nella prevenzione di molte patologie.

Oltre alle svariate evidenze sull'effetto negativo di un elevato consumo di alimenti ultra-processati nei confronti della salute umana, non dobbiamo dimenticare che il loro consumo impatta notevolmente anche sulla salute dell’ambiente - afferma Carlotta Franchi, responsabile del Laboratorio di Farmacoepidemiologia e Nutrizione Umana dell’Istituto Mario Negri e coordinatrice scientifica dell’Italian Institute For Planetary Health – Infatti, uno studio condotto in Brasile ci ha dimostrato che sebbene l'impatto ambientale associato al consumo di carne bovina sia più elevato, la maggiore riduzione di impronta ambientale nel Paese si verificherebbe se si diminuissero contemporaneamente sia gli acquisti di carne bovina che di alimenti ultra-processati, con conseguente riduzione del 21,1% dell'impronta di carbonio e del 20,0% dell'impronta idrica”.  

Cosa fare quando si fa la spesa?

Quando si fa la spesa bisognerebbe tenere a mente innanzitutto una regola: meno ingredienti ci sono sull’etichetta, più è probabile che il prodotto sia salutare.

Tenendo conto del fatto che non si tratta di veleni, ma di alimenti che vanno consumati con moderazione, un consiglio che possiamo dare per limitare il consumo di cibi ultra-processati è quello di imparare a leggere con attenzione le etichette alimentari in modo da compiere scelte consapevoli - prosegue Carlotta Franchi -  In generale, è importante prediligere cibi freschi o minimamente processati, come frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e carne magra, da cucinare a casa, e pianificare i pasti, così da non trovarsi a dover ricorrere a soluzioni rapide e poco salutari, al di fuori dell’ambiente domestico. Inoltre, iniziare a modificare le proprie abitudini alimentari apportando piccoli cambiamenti, come sostituire uno snack confezionato con della frutta o uno yogurt naturale, può fare una grande differenza nel tempo. Un ultimo consiglio alle mamme è quello di adottare ed educare i loro bambini ad uno stile alimentare sano fin dai primi mesi di vita, in modo da non trascinare abitudini scorrette negli anni a venire.

L’impatto ambientale dei cibi ultra processati: il caso del Brasile

I danni provocati dai cibi ultra-processati non riguardano solo l’organismo umano, ma anche la salute del Pianeta. Il sistema alimentare necessario per soddisfare la crescente domanda di questi alimenti è difatti tra le cause principali del declino della biodiversità̀ e delle emissioni legate al fenomeno del riscaldamento globale. Un esempio? Uno studio recente ha dimostrato che il cambiamento nella dieta dei brasiliani a favore del consumo di alimenti trasformati avvenuto negli ultimi 30 anni - ad esempio alimenti “ricostituiti” come salsicce e salumi, piatti pronti industriali, margarine, bibite gasate e altri alimenti contenenti dolcificanti e aromi - ha portato a un considerevole aumento dell’impatto ambientale della loro dieta.

In particolare, nell’arco dei 30 anni studiati, i cambiamenti nella dieta hanno portato ad un aumento del 21% del contributo del settore alle emissioni di gas serra, del 22% dell’impronta idrica (il totale di acqua dolce che consumiamo, direttamente o indirettamente, per produrre cibo, vestiti e qualsiasi altra cosa utilizziamo ogni giorno) e del 17% dell’impronta ecologica (lo spazio e le risorse naturali che servono per sostenere il nostro stile di vita – dalla terra per coltivare cibo all’energia per alimentare case e trasporti).

Carlotta Franchi | Responsabile del Laboratorio di Farmacoepidemiologia e Nutrizione Umana- Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e Coordinatrice Scientifica dell’Italian Institute For Planetary health (IIPH)